Il primo utensile
estratto dalla cassetta degli attrezzi consiste dunque in una elementare
introduzione all’ingegneria acustica applicata all’edilizia scolastica. Il
secondo – assolutamente correlato – consiste in una pratica di riciclo creativo
(che riutilizzi imballi, materiali porosi e cartoni di grande formato),
finalizzata alla realizzazione di oggetti d’arte funzionali, sul modello del diffusore
a resto quadratico (o di Schroeder) e dei risuonatori di Helmholtz.
(cfr. abbassareilvolume.blogspot.com)
Una volta affrontato il grado zero della questione e indicato come
ripristinare un ambiente acustico accettabile, tool set estrae i grimaldelli teorici.
Muovendo dall’elaborazione di Alfred Tomatis, l’otorino che dedicò le sue
ricerche ai rapporti tra orecchio e cervello, il primo che utilizzò Mozart come
una sorta di equalizzazione preliminare all’ascolto e all’apprendimento, in
particolare delle lingue straniere. L’assunto di base dell’autore del metodo
audio-psico-fonologico è il seguente: ciascuno di noi nasce in un particolare
ambiente sonoro, che condiziona il diaframma selettivo dell'udito. Si tratta di
una banda uditiva propria della lingua alla quale si appartiene. Per esempio,
gli inglesi parlano tra i 2.000 e i 12.000 Hz, i francesi tra gli 800 e i 1.800
Hz, gli italiani fra i 2.000 e i 4.000 Hz. Di qui la difficoltà di entrare
nelle altre bande uditive. “Se la lingua che vogliamo imparare usasse i fonemi
della nostra e possedesse lo stesso ritmo, non avremmo problemi”. Le ricadute
sono molteplici: da una diversa interpretazione dei disturbi legati alla
scolarità (le difficoltà di lettura rimandano sempre a difficoltà d’ascolto),
ai disturbi posturali e dell’età evolutiva.
Su un binario parallelo le teorie e la pratica di Edwin E. Gordon,
conosciute come Music Learning Theory, un modo per sviluppare l’intelligenza
musicale, per crescere con la musica, a partire – con una sintomatica
convergenza con Tomatis – dall’età prenatale.
E poi l’esperienza del maestro ignorante di Jacotot (giusta l’associazione
con quella di Don Milani e – se vogliamo – con quella di Fernand Deligny coi
bimbi autistici), le mille orchestrine venezuelane di Abreu, i maestri di
strada napoletani e molto altro.
In un approccio apparentemente eterodosso e laterale, che si rivela invece
scientifico e materiale.
Nessun commento:
Posta un commento